ALVISE, TU CI FAI RESTARE UMANI

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Ci sono cose di cui non vorresti mai scrivere. E la morte è una di queste. Improvvisa. Di un tuo collega.
Ieri sera si è portata via Alvise, uno dei nostri sviluppatori storici.

“Ciao Alessandra, è successa una cosa terribile.” È il messaggio che trovo al mio risveglio stamattina.
Incredula apro il link all’articolo di giornale. Alvise attraversa la strada per prendere il bus e boom! Un’auto lo investe trascinandolo sull’asfalto per 50 metri. Alvise non c’è più. Stop, finito.

Ci sono cose di cui non vorresti mai scrivere, dicevo. Invece una parte di te insiste. È quella parte che, mentre tu non lo sai, è già al lavoro per farti esorcizzare la paura fottuta che possa accadere anche a te o, peggio del peggio, a tuo figlio.
E poi senti la pressione del ruolo che ricopri in azienda. People Team, il team al servizio delle Persone, anche di quelle che all’improvviso non ci sono più.

Forse scrivere aiuta, mi dico, e allora scrivo.

Cosa succede in una piccola azienda quando un collega di lavoro muore improvvisamente?
Che cosa succede tra le Persone, tra i Team, alla sua governance, al suo CEO?
E cosa può fare un People Team in situazioni come queste?
Niente. Proprio niente di niente.
Ognuno elabora a modo suo, e in fondo è giusto così. Nel frattempo il nostro CEO, Alessandro Fossato, fa una cosa dal grande valore umano: dà la possibilità a tutte le persone dell’azienda di prendersi del tempo per riflettere, per ricordare Alvise, per elaborare questo shock. Mette a disposizione tempo aziendale, totalmente sganciato dalla tradizionale burocrazia di ferie o permessi.

Questa iniziativa non riporta Alvise tra noi, non lo restituisce alla sua famiglia, lo so bene io e lo sa lui. La morte ti frega sempre. Ti lascia senza cartucce, che tu abbia o meno a disposizione ferie, permessi, banca ore e altri borsellini di quel genere lì. Ma sapere di poterti prendere un momento per riflettere ti fa restare umano.

La nostra azienda è inevitabilmente scossa. Non c’è un posto dove nascondersi a pensare, il nostro open space è abitato oggi da persone pietrificate dalla notizia di fronte ad un fatto che sembra pura follia. Me lo racconta Veronica del mio Team.

Io non sono in azienda stamattina, anche se vorrei essere lì con loro. Era previsto lo fossi, ma l’ennesima febbre alta di mio figlio mi blocca a casa. Con la mente non riesco a staccare da quanto è successo. Sono in contatto con Veronica da stamattina presto. Cosa facciamo? Come ci muoviamo? Ci coordiniamo alla svelta sulle prime cose da fare dopodiché scriviamo insieme il telegramma alla famiglia e diamo una testimonianza scritta al giornalista che ci contatta. Organizziamo un minuto di silenzio per ricordare.

È la prima volta che la morte si porta via un Interlogico. E People, il Team al servizio degli interlogici è chiamato a dare un contributo su una cosa che non ha soluzione. Questa cosa mi fa sentire impotente, minuscola. Inutile.

Neanche l’Agile mindset prevede un tool per far fronte a questi dannati e dolorosi imprevisti.

Chi era Alvise?

Vado al mio primo giorno in Interlogica di più di un anno fa e ripenso all’incontro che abbiamo avuto in sala Mercurio. Mingherlino, schivo, ma dagli occhi attenti e dai modi pacati, gentili. Una persona umile, quasi d’altri tempi considerati i suoi 27 anni. Di temperamento molto riservato, ci mettevi un po’ a conoscerlo. E se volevi effettivamente entrare in relazione con lui dovevi metterci prima tu del buon impegno. Alvise non ti regalava la fiducia. Te la dovevi conquistare. Evidentemente in quel primo incontro “ci siamo capiti”: il giorno dopo, lui e Paolo, mi inviavano dei link che parlavano di magia. Erano per mio figlio, appassionato come loro di questo mondo. Lui le imparava per farle a suo nipote.

Era anche un grande appassionato di videogiochi Alvise, e ogni pausa  – caffè o pranzo che fosse – era buona per fare una partita. Era il suo modo per staccare.

Giusto un mese fa l’azienda gli aveva riconosciuto una promozione per la professionalità dimostrata in questi anni. “Grazie – aveva detto a Veronica – io non l’avrei mai chiesto”. Ecco chi era Alvise.

Crescere di dimensione per un’azienda significa anche questo? Prevedere che qualcuna delle tue tante Persone potrebbe morire? A quanto pare, sì. Gli incidenti succedono e se il tuo personale aumenta, aumenta implicitamente anche il rischio che qualcuno di loro possa venire a mancare. Che beffa. È come dire: se vuoi il pacchetto, te lo prendi tutto.

Interlogica ha perso una persona dalla grande umanità e professionalità.

Ciao Alvise, continua a fare magie.

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