NOI, HACKER ETICI

da

CHI È L’HACKER?

Alzi la mano chi non conosce Steve Jobs! Il fondatore della Apple Inc. – colosso odierno della Silicon Valley – ha iniziato la sua brillante carriera come hacker, con il suo amico e socio Steve Wozniak. Erano gli anni ‘70 quando le Blue Box (ora in esposizione al Computer History Museum di Mountain View in California) facevano la lora comparsa sul “mercato”; dei piccoli apparecchi che permettevano agli utenti di ottenere servizi telefonici gratuiti illegalmente. Interessante, vero? Si può dire candidamente che i due sono arrivati a costruire insieme quell’universo incredibile grazie anche alle “lezioni” apprese durante i loro giorni di hacking. E sapete una cosa, il nostro CEO, Alessandro Fossato, ha seguito la medesima strada, dalle blue box, no, non alla Apple, ma ha costruito con quattro compagni d’avventura l’Interlogica dei giorni nostri, un ecosistema in continua espansione.

Detto ciò, nella mente del cittadino medio hacker è una di quelle parole associate ad un qualcosa di negativo. Hacker = pirata informatico.
Con molta leggerezza inoltre, stampa e tv utilizzano questo termine per etichettare chi utilizza il computer per compiere delle attività illegali.
Una nuvola confusionale. Come fare chiarezza nel nostro presente che premia la velocità alla correttezza dell’informazione? E come scardinare mass-media ed opinione pubblica per fare spazio ad altre interpretazioni?

perchè hacker

Richard M. Stallman, programmatore, informatico e attivista statunitense si espresse così riguardo alla figura dell’hacker che programma:
“Ciò che avevano in comune era principalmente l’amore per l’eccellenza e la programmazione. Volevano fare in modo che i loro programmi che usavano fossero il meglio sulla piazza. Volevano anche far fare ai programmi cose precise. Volevano essere in grado di fare qualcosa nel modo più eccitante di quanto si creda possibile e dire “Guarda com’è meraviglioso. Scommetto che non credevi che questo potesse essere realizzato.”

Sono persone che dedicano il loro tempo a programmare, a sviluppare front end o back end, a lavorare come software developer, l’analista o il web designer. Nel gergo attuale li definiamo semplicisticamente smanettoni, nerd o geek, assumiamo che passino molto del loro tempo davanti ad uno schermo illuminato a far scorrere le dita sulla tastiera.
In realtà parliamo di un universo decisamente vario e variegato, fatto di molte entità differenti e molto spesso antitetiche tra loro. Per esempio che differenza c’è tra Black hat e White hat, definizioni che molto spesso ritroviamo nelle cronache dei giornali?

BLACK HAT VS WHITE HAT, L’ANTIEROE.

È il cappello a fare la differenza. Si indossa nero = cattivo, si porta bianco = buono. Bisogna spostare il punto di vista per capire appieno dove si fa la differenza. Buoni e cattivi operano tutti nello stesso “etere”, maneggiano agevolmente gli stessi strumenti e le stesse strategie IT. Solo che uno, il black hat, li usa per fini criminali, l’altro il white hat, li usa per trovare le vulnerabilità e avvisare chi di competenza. Stessi strumenti → diverso fine.

perchè hacker

Chiamarli eroi, gli hacker white hat che scoprono e denunciano, è corretto?

Noi esploriamo…e ci chiamate criminali… Noi esistiamo, senza colore di pelle, nazionalità, credi religiosi, e ci chiamate criminali… Ma soprattutto, noi cerchiamo conoscenza… ed è per questo, diciamoci la verità, che ci chiamate criminali… E so già che la vostra è una battaglia destinata alla sconfitta. Chi comprende il nemico, chi governa il suo cuore, vincerà cento battaglie senza subire sconfitta … Noi abbiamo compreso il vostro nulla. Guardatevi. Avete paura di noi. Mobilitate risorse enormi per prenderci… Ombre che si muovono nel cyberspazio, ignorando i regolamenti assurdi che vorreste dettare.
Costruite pure bombe atomiche… finanziate pure le vostre immonde guerre… Uccidete, ingannate e mentite, come fate da sempre, come fate sempre meglio, e cercate di farci credere che lo fate per il nostro bene… cercate di convincerci che ammazzare sempre meglio è il progresso… Voi tenete il dito sul pulsante che potrebbe cancellare mille volte la terra, e vi ritenete saggi. E in tutto questo, ovviamente, i criminali da perseguire siamo noi… Noi crediamo fermamente, come una fede, che la verità non possa essere oggetto di restrizioni legali. Se mettete fuorilegge la verità, allora saranno i fuorilegge ad avere la verità. E noi, infatti, siamo criminali. Ma il giorno in cui qualcuno di voi deciderà di tagliar fuori la gente dalle informazioni, indovina un po’ chi sarà a combattere la battaglia per rendergliele?
E indovina un po’ chi vincerà quella battaglia?
Intendiamoci, io non sono un eroe, e non ci tengo ad esserlo. Eroe è chi incarna gli ideali della società. Ma finché l’ideale sarà quello dell’ignoranza, dell’apparire contrapposto al sapere, io seguirò l’anti-ideale. Io resterò un antieroe, sono e resto soltanto un criminale. Il mio crimine è la mia curiosità. Il mio crimine è desiderare di sapere quello che voi non vorreste dire, desiderare di sapere tutto ciò che la mia natura di essere umano mi dà il pieno “e inalienabile diritto di conoscere”… Sappiate che di quello che state facendo, nulla resterà nascosto. La verità sarà sempre rivelata. Questo è, e sarà, il mio compito, il nostro compito, negli anni a venire … Io sono mortale, ma la lotta per la verità è eterna. Io sono la sua incarnazione qui e oggi. Io sono un Hacker, e questo è il mio manifesto. Potete anche fermare me… ma non potete fermarci tutti… dopo tutto, siamo tutti uguali, no?
(HACKER’S MANIFESTO “The Conscience of a Hacker” scritto da The Mentor, l’8 gennaio 1986)

L’antieroe non è certo il cattivo di turno, politicamente scorretto, forse, protagonista umano che vive in una realtà particolare infischiandosene dei dettami della società. Sono degli eroi-contro insomma, che fanno dell’etica la loro bandiera.
La differenza principale sta quindi nella parola ETICA. Hacker etico. Può suonare un accostamento di parole strano ai più. L’etica è però una guida, una filosofia di condivisione della conoscenza, ed è infine ciò che fa pendere l’asticella da una parte Black hat, o dall’altra White hat.

MA COS’È IN FONDO “HACKER”?

Eroi, antieroi, in parole povere uomini. Hacker è compiere un virtuosismo – di qualsiasi genere. Mi guardo intorno e scopro che siamo tutti dei funamboli. Facciamo delle acrobazie pazzesche, chi alla tastiera attraverso le conoscenze informatiche, come nella più classica delle interpretazioni, chi con le creatività e le idee, chi con i progetti, e altri ancora con mirabolanti connessioni tra le persone.
Certo, nulla togliere alle azioni che i colleghi che mi siedono vicino quotidianamente hanno compiuto, piccole o grandi non importa. .
Ma il punto non è esattamente questo. To hack significa “rompere”, “intaccare”, è un modo di vivere e di agire. È individuare ciò che non funziona e sostituirlo con qualcosa di innovativo. L’etica è un pilastro imprescindibile, sta alla base del modo di agire di tutti noi, qui dentro. E parlo dell’interezza dell’ufficio.

“Hacker” non solo nell’informatica; negli ultimi tempi il suo uso è ben uscito dalle barriere fin d’ora imposte linguisticamente dal termine, per sconfinare in settori dove non era mai stato utilizzato. Si hackera un mobile e con la stessa fluidità di termine si hackera in una disciplina. Guardiamo al Growth Hacking ad esempio, che negli ultimi anni sta spopolando come sistema performativo di gestione del marketing. Una disciplina che rompe continuamente gli schemi con tentativi ed errori per arrivare al più efficace dei risultati. Vi ricorda qualcosa??

Un bug non è mai solo un errore. Rappresenta qualcosa di più. Un errore nel modo di pensare. Perché, fuori dallo schermo, la vita è piena di bug e ti rende come sei. Il bug costringe il software ad adattarsi, per causa sua deve evolvere in qualcosa di nuovo. Deve aggirare l’ostacolo o superarlo. Qualsiasi cosa accada si trasforma. Diventa qualcosa di nuovo. La versione successiva. L’inevitabile upgrade.
(da Mr. Robot, serie tv)

Non pensiamo mai in una sola direzione, i codici, le regole, sono lì per essere superate, riviste, migliorate, adattate scardinate.. da qualsiasi campo della vita le stiamo a guardare. Pensiamo come hacker, agiamo come hacker, siamo hacker: noi, tu, io.. Hacker etici è rompere gli schemi per progredire, è il DNA di tutti noi come gruppo.

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