CODE IN THE DARK, FABRIZIO CALDERAN È CODE MASTER 2019

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Il Code in the Dark ha dato bella mostra di sé per il secondo anno consecutivo nella magica location di ARGO16 a Venezia.
Un format internazionale che ha fatto il giro del mondo, un contest unico nel suo genere che ha coinvolto una trentina di frontendisti nell’unica sfida di “coding alla cieca” in Italia e una platea di oltre 200 persone.

A distanza di un paio di settimane e a mente lucida, Fabrizio Calderan, vincitore del titolo di “CODE MASTER 2019”, ripercorre insieme a noi la sua avventura al Code in the Dark.

I riflettori si sono spenti, le tastiere si sono raffreddate, la musica risuona nelle nostre teste sempre più piano, ma l’entusiasmo e l’adrenalina sono ancora forti nei nostri spiriti.

Buona lettura!

CHI È FABRIZIO CALDERAN? PRESENTATI.

Abito nel trevigiano e ho 41 anni.
Mi piace descrivermi come una persona fondamentalmente curiosa e attiva: sono un assiduo lettore, adoro soprattutto la saggistica matematica/fisica, sono un esploratore del mondo dell’IoT (Arduino e ESP8266) mi piace allenarmi e correre prima dell’alba, suonare il basso e giocare con i miei bimbi di 4 e 7 anni ogni volta che posso. In altre parole non riesco proprio ad annoiarmi e, naturalmente, ho una profonda passione per il frontend.

Passione maturata un po’ per caso a dire il vero perché, dopo la laurea in informatica nel 2004, ho iniziato a lavorare come full-stack developer.

In quegli anni ero però anche molto attivo in un noto forum italiano di IT e mi venne chiesto di diventare moderatore di alcune sezioni di frontend. Non avevo conoscenze particolarmente approfondite a riguardo ma pur di essere utile a quella comunità decisi di studiare; e più studiavo e più mi accorgevo che in effetti quel mondo mi piaceva moltissimo perché era importante trovare un modo per garantire il crossbrowsing nonostante i pessimi browser di quell’epoca (IE5 compreso). Era a tutti gli effetti sia una continua sensazione di serendipità che un vero e proprio esercizio di hacking sfidante, così decisi che tutto ciò sarebbe dovuto diventare parte del mio lavoro quotidiano.

Da molti anni lavoro in AKQA (ex H-art) come frontend developer dove ho l’opportunità di lavorare a progetti davvero importanti e spero di poter proseguire nello sviluppo ancora a lungo.

©Consuelo Pellizzon

AVEVI GIÀ SENTITO PARLARE DEL CODE IN THE DARK PRIMA DI PARTECIPARVI? HAI MAI PARTECIPATO A CONTESTI DI CODING O HACKATHON?

Del Code in the Dark ne ho sentito parlare dai miei colleghi che vi hanno partecipato l’anno scorso. In passato mi sono iscritto ad un paio di codeJam organizzati da Google, ma il loro format rende un po’ difficoltosa la partecipazione (i problemi proposti poi sono davvero ardui). Nel 2012 però sono arrivato secondo ad un Mozilla DevDerby (un contest a livello mondiale con cadenza mensile che purtroppo non è più attivo) che riguardava il RWD. Devo però dire che questa è stata la mia prima vera esperienza di coding “dal vivo”.

COSA TI HA SPINTO AD ISCRIVERTI AL CONTEST?

Una motivazione (un po’ scherzosa, lo ammetto) è che avevo fatto una scommessa con Andrea Collet — il vincitore della prima edizione nonché  collega di lavoro per molti anni — che avrei vinto per poterlo citare in una eventuale intervista. E poi, siamo onesti, chi non ha mai sognato di ricevere in premio un assegno lungo BEN un metro e mezzo?

Ma, tornando seri, nel mio caso la vera motivazione è stata la necessità di volermi trovare ancora una volta in una situazione sfidante. Mettermi alla prova è qualcosa che mi appartiene da sempre e credo che in un lavoro come questo non sia mai veramente possibile fermarsi e accontentarsi dei risultati ottenuti; in particolare è molto importante studiare e provare a cercare delle conferme personali che siano di stimolo a continuare e a cercare sempre qualcosa di meglio.

Ben vengano quindi gli hackaton e i contest come il Code in the Dark.

DA PARTECIPANTE, QUALI SONO LE TUE IMPRESSIONI SULL’ATMOSFERA GENERALE DELL’EVENTO?

Innanzitutto vorrei complimentarmi con tutti coloro che si sono impegnati per la riuscita dell’evento.

Prima di partecipare ero un po’ perplesso perché credevo che tra la musica psy-trance, gli effetti speciali, il tempo limitato e soprattutto la presenza di un pubblico competente che misurava e analizzava in real-time ogni singola linea di codice, avrei sentito troppa “pressione” rendendo la sfida troppo difficile. Invece devo dire che mi sbagliavo e, anzi, l’atmosfera mi ha quasi messo a mio agio dandomi la giusta carica (sarà forse perché di solito ascolto musica prog-metal mentre lavoro?).

Poi quella notte ho fatto proprio fatica ad addormentarmi, tanta è stata l’adrenalina accumulata, ma ne è valsa la pena direi 🙂

COM’È STATO “CODARE ALLA CIECA”? C’ERA QUALCHE CONCORRENTE CHE TI HA MESSO IN PARTICOLARE DIFFICOLTÀ?

Fare coding in queste condizioni è stata un’esperienza decisamente interessante soprattutto perché, se inizialmente credevo di dover lottare contro il tempo, con il passare dei minuti mi sono accorto invece che dovevo lottare contro il mio modo abituale di sviluppare. Quando si hanno solo 20 minuti e nessuna preview il contesto diventa completamente diverso dal solito: bisogna sforzarsi di cambiare radicalmente l’approccio mentale semplificando il codice all’estremo, utilizzando soluzioni che normalmente non useresti e non è così facile farlo all’improvviso, soprattutto se sei abituato a scrivere codice semantico o a usare approcci verbosi come BEM; “la semplicità è la suprema sofisticazione” è una citazione che mi trova d’accordo.

A parte questo aspetto più introspettivo devo dire anche che mi sono divertito davvero molto, soprattutto vedendo il risultato (disastrato) del codice che scrivevo, e prima di ogni preview pensavo tra me e me: “qualsiasi cosa ma non una schermata bianca”.

Oltre a me hanno partecipato a questo contest altri 3 miei colleghi (lol666, wololo e stanislav – i loro soprannomi di gara) e conoscendo bene le loro skill temevo potessero mettermi in difficoltà, ma la composizione dei round preliminari mi ha un po’ favorito, evitandomi lo scontro diretto con loro. In finale non credevo di avere più possibilità di altri e uno dei partecipanti (Goku) mi sembrava particolarmente in forma. Dopo le preview non ero ancora sicuro di avercela fatta, fino a quando non sono apparsi i risultati della votazione.

©Consuelo Pellizzon

AVRESTI VOGLIA DI RIMETTERTI IN GIOCO IL PROSSIMO ANNO?

Assolutamente sì. Anzi, tenetemi già un posto perché ho intenzione di fare anche meglio.
E spero che la prossima edizione veda presenti ancora più partecipanti di quella appena trascorsa.

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