SOLID (SOCIAL LINKED DATA): COME SI EVOLVE IL WEB

da

SOLID, UNO DEI MATTONI DEL DWeb

L’obiettivo del DWeb (Decentralizad Web) è quello di riportare il WWW (Word Wide Web) alla sua idea originale, uno strumento democratico, accessibile, libero, aperto a tutti, in poche parole un diritto, come dichiarato dall’ONU nella carta dei diritti dell’uomo.

Questo movimento nasce dal Decentralized Web Summit del 2016 e in particolar modo dalle idee di Tim Barners-Lee, il papà del web, che ci porta dritti a Solid, il suo nuovo progetto.

 

CHE COS’È SOLID?

Solid è un nuovo paradigma per la realizzazione di web applications, un insieme di tecnologie e protocolli in grado di risolvere una molteplicità di problematiche che affliggono l’internet dei giorni nostri: privacy, proprietà e veridicità dei dati, abuso e manipolazione delle informazioni.

Solitamente tutto questo va a discapito degli utenti, e a vantaggio di poche grandi aziende.
Aziende che hanno dimostrato di non aver nessun interesse nel risolvere questioni come:

  • incitamento all’odio, molestie e attacchi personali;
  • ripetuti attacchi alla neutralità della rete da parte di governi e società;
  • comunicazioni di massa compromesse e manipolate per profitto o guadagno politico;
  • censura o interruzioni dell’accesso a internet da parte dei governi.

Il primo passo per cercare di risolvere queste problematiche e superare i limiti attuali, è la separazione dei dati dalle applicazioni.

 

 

Attualmente ogni applicazione possiede i propri dati – nella maggior parte delle volte salvati all’interno del proprio database – oppure utilizza dei servizi, propri o terzi, che forniscono comunque dei dati salvati all’interno di data center centralizzati.

Ogni app è simile a un walled garden, un sistema chiuso al quale è impossibile accedere, che custodisce gelosamente le informazioni contenute – anche se non di sua proprietà – e nel peggiore dei casi rivende a terzi sfruttando un modello di business poco etico.

L’idea di base di Solid è superare la realtà attuale salvando i dati all’interno di uno o più Pod. Si tratta di store personali che contengono i propri dati, e ai quali le app possono accedere solamente previa autorizzazione. Ad esempio potremmo averne uno privato, uno per lavoro, uno condiviso con la famiglia…

I Pod possono essere ospitati all’interno di piccole unità presenti nelle nostre abitazioni e collegate alla rete, oppure all’interno di un data center che concede le proprie risorse per ospitare i dati altrui.

 

DAL PUNTO DI VISTA TECNICO
I dati vengono immagazzinati al loro interno attraverso gli standard del Semantic Web, nello specifico nel formato RDF (Resource Description Framework) dei linked data, per intenderci, lo stesso usato per gli OpenData delle pubbliche amministrazioni.

DAL PUNTO DI VISTA MATEMATICO
L’efficienza ed il corretto funzionamento di tutto il DWeb si regge su di una struttura dati chiamata Merkle tree, rendendo possibile un web basato su un piccolo contributo da parte di molti invece di uno concentrato nelle mani di pochi.

Secondo le attuali norme GDPR (General Data Protection Regulation), ogni azienda deve dare la possibilità agli utenti di scaricare e eliminare i propri dati, ma sappiamo che la realtà è ben diversa.

La tecnologia di Solid supera tale concetto, dando alle persone il pieno possesso e controllo dei propri dati, e permettendo di scegliere di volta in volta quali applicazioni possano o meno accedervi.

DApps: APPLICAZIONI DEL DWeb

Solid è solo uno dei mattoni per costruire il DWeb, gli altri mattoni di cui abbiamo bisogno per realizzare questa evoluzione democratica di internet sono le DApps.

Applicazioni decentralizzate, distribuite e disponibili su piattaforme come Blockstack, Holochain, Aragon, tanto per citarne alcune.

Applicazioni fondamentali per il successo del nuovo web e che riguardano ambiti come:

  • filesystem, e qui entra in gioco IPFS (InterPlanetary FileSystem), basato sulla tecnologia del progetto BigChainDB. Si tratta di un protocollo multimediale peer-to-peer per un web più veloce, sicuro e aperto;
  • browser, ad esempio con il progetto Beaker;
  • autenticazione, attraverso progetti come IndieAuth;
  • messaggistica, con lo sviluppo di un progetto basato su tecnologie opensource come Matrix e Riot, da parte del Governo Francese, al fine di rendere sicure e criptate le comunicazioni tra cittadini.

E IN ITALIA?

A livello governativo sarebbe bello vedere il progetto ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente) e SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) realizzati su queste nuove tecnologie. Ma la verità è quella di progetti realizzati su protocolli obsoleti, come quello SAML (Security Assertion Markup Language) che è vecchio di 16 anni, e con soluzioni architetturali preistoriche sulle quali è meglio stendere un velo pietoso.

Qui da noi in azienda siamo sul pezzo nello studiare gli sviluppi di Solid seguendo curiosi e fiduciosi il progredire del DWeb, e sporcandoci un po’ le mani nel cercare di realizzare una internet migliore per tutti.

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