CONNECTING PASSIONS

da

Non un semplice slogan

 

Perché parlare di passioni in un blog aziendale?
E cosa significa “connecting passions”?

Noi ci occupiamo di informatica, lavoriamo con le macchine, la tecnologia, il software; nel nostro immaginario ci sono film come Blade Runner, filosofie alla Matrix, strumenti e tecnologie che ci fanno assomigliare a Tom Cruise in Minority Report – si fa per dire 😉
Mondi apparentemente molto lontani dall’idea di passione.

Sempre di più nei contesti lavorativi, soprattutto in quelli aziendali, la cultura del profitto e dell’accelerazione costante, prevale sopra ogni cosa, e ci costringe a combattere giorno dopo giorno sfide contro il tempo già perse in partenza.

Come sopravvivere, dunque, al vortice inarrestabile del lavoro odierno senza esserne schiacciati, anzi provando piacere e trasporto?

Per spiegarlo dobbiamo innanzitutto comprendere che per passione intendiamo quello “stato di grazia” – che ad alcuni è dato fin da piccoli, mentre altri impiegano tutta una vita a cercare – che ti pervade quando trovi qualcosa che ti coinvolge totalmente, che ti fa sentire vivo, stimola la tua creatività e anima ogni millimetro della tua carne, ogni cellula del tuo cervello. Parlo di quella passione che nasce da dentro come un flusso vitale e che porta alla creazione di qualcosa di nuovo, che sia un dolce, una poesia, un’intuizione o un software.

Nella filosofia ikigai, derivante dalla cultura giapponese, questa condizione è definita stato di flow; uno stato durante il quale siamo talmente assorti in ciò che stiamo facendo da non accorgerci degli stimoli esterni, della fame, della sete, del tempo che scorre inarrestabile…niente, non esiste più niente; in sostanza un rapporto d’amore con noi stessi che guarda caso è generatore di nuova vita, nuova creatività. La sensazione che si prova è totalmente appagante e non a caso quello che ”partoriamo” nel 90% dei casi funziona, e anche molto bene!

Per poter attivare questo stato fisico e mentale, però, servono almeno un paio di premesse fondamentali, senza le quali è improbabile riuscire a farsi trasportare completamente. Prerogativa sine qua non, la libertà di pensiero e d’azione: difficilmente potrò lasciarmi andare in un flusso creativo/produttivo se sulle mie spalle pesano, come due scimmie, la paura di sbagliare o il ticchettio di una sveglia pronta a ricordarmi che ho una scadenza improrogabile.

In secondo luogo, ma non meno importante, il coraggio di affrontare la sfida con noi stessi.

Perché davvero ci vuole coraggio ad assumersi la responsabilità, e dunque anche le conseguenze, di operare delle scelte in prima persona senza seguire un percorso già tracciato da altri. Se il nostro intuito si sbagliasse? Se quella strada non fosse quella giusta? Non lo sapremo mai se non con il coraggio di metterci in gioco! A volte si sbaglia è vero, ma spesso dagli errori nascono cose inattese e nella maggior parte dei casi funzionano meglio di ciò che c’era prima.

Lo “stato di flow” non prevede la paura di sbagliare, l’idea di un profitto o di un “premio finale”; proprio per questo è la condizione ideale perché un individuo si senta realizzato, appagato e dia il meglio di sè. Dunque, ancora una volta, la cosa fondamentale non è ciò che fai ma come la fai, e quanta più passione si mette nell’azione, tanto più sarà dirompente anche per l’ambiente circostante.

Questa è una delle sfide di Interlogica, uno dei nostri capisaldi. L’azienda stessa è nata dall’incontro di alcune persone appassionate che hanno trasformato un gruppo di amici in un Gruppo di aziende. Il DNA stesso dell’azienda è intriso di passioni!

Non è un caso che i tre capisaldi della nostra cultura siano: Hacking Etico, Trinity of Management® e approccio Agile. In modi molto diversi, ognuno di questi filoni di pensiero ha a che fare da molto vicino con le passioni e con il “connettere passioni”.

 

L’adozione di una cultura aziendale quale l’Agile e di metodi quali Scrum permette ad ogni individuo di sentirsi parte del progetto e non un mero esecutore. Ognuna delle figure professionali è coinvolta nella costruzione del processo produttivo; tempi e metodi vengono stabiliti di comune accordo al fine di trovare la miglior soluzione possibile.
Anche laddove il cliente stesso non sappia esattamente dove andare, anche dove la meta non sia definita o definibile a priori, il tragitto è sempre percorso insieme, con la stessa libertà di pensiero, lo stesso coraggio e la stessa passione che mettiamo in ciò che facciamo per noi stessi.

La Trinity of Management® , invece, è uno strumento ideato dal nostro consulente strategico Ernesto Sirolli per aiutare gli imprenditori a gestire al meglio la propria attività. Sirolli individua nella collaborazione di tre diversi “attori” (Mercato, Finanza, Prodotto) il fondamento per una corretta crescita aziendale.
Guarda caso alla base di tutto ci devono essere persone appassionate, che siano portate istintivamente verso lo svolgimento di una di queste tre funzioni. Il nostro CEO, Alessandro Fossato, ha recentemente esplicitato in un video: “Io sono una di quelle persone che ha trovato fin da giovane la propria passione e che ad un certo punto della vita, piuttosto presto, ha deciso di trasformarla in un’impresa; senza rendersi conto che avere la passione per qualcosa e magari saperla fare anche molto bene non è equivalente a saper costruire e far funzionare un’azienda. […] Non mi rendevo conto che, costruendo un’azienda, mi ero caricato di tutta una serie di attività che non erano per nulla allineate con la mia passione. Stavo facendo cose che di fatto odiavo. Con Ernesto Sirolli ho imparato che nessun imprenditore da solo può fare un’azienda e che ci sono delle funzioni di Prodotto, Mercato e Finanza che devono essere svolte da persone diverse. Un singolo imprenditore non può fare tre cose da solo, e non puoi fare neanche due di queste tre cose da solo. Nel momento in cui ho avuto la fortuna di incontrare Ernesto e di iniziare a capire le dinamiche della Trinity of Management© per me c’è stato un cambiamento radicale nel modo di fare impresa e nella consapevolezza, da imprenditore, di qual era la strada da seguire.”

Sulla cultura hacker potremmo spendere moltissime parole, molte le abbiamo messe su video nelle nostra rubrica YouTube Ethical Hackerspace, dove diversi hacker si raccontano. Da ciò che dicono – molto meglio di quanto potremmo fare noi – risulterà evidente quanto essere hacker abbia a che fare soprattutto con un’attitudine di pensiero che non si limita al puro campo dell’informatica, ma comprende tutti i campi dello scibile umano; ingredienti fondamentali ancora una volta curiosità e passione! Ma c’è di più. Analizzando l’evoluzione della civiltà in relazione allo sviluppo della tecnologia digitale – nostro pane quotidiano – emerge chiaramente come i più grandi progressi siano stati fatti proprio a partire dal momento in cui le menti hanno potuto mettersi in connessione tramite il web. Non è un caso che filosofia hacker e open source vadano a braccetto! Qui un bell’approfondimento sull’argomento:

 

Torniamo quindi alla domanda iniziale.
Perché parlare di passioni in un contesto aziendale? Che senso ha? Dovremmo aver capito a questo punto che ne ha moltissimo.

Incentivare le persone a cercare a sviluppare le proprie propensioni; stimolare la formazione, l’approfondimento, l’autodeterminazione ed il libero scambio di idee e proposte; fornire le condizioni necessarie perché ognuno si senta motivato a connettersi agli altri mettendosi in gioco appassionatamente. Un mix di ingredienti esplosivo e necessario se vogliamo un’impresa che abbia “una marcia in più”.

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