#PLAY14: AIUTA LA TUA AZIENDA AD EVOLVERE ATTRAVERSO IL GIOCO

da

IL GIOCO COME STRUMENTO DI APPRENDIMENTO: RELAZIONI E CULTURA AGILE

Abbiamo più volte affrontato nel nostro blog il tema della crisi del paradigma “formalista” alla base delle organizzazioni derivante dalle enormi trasformazioni sociali in atto, e dal crescente bisogno di innovazione e flessibilità come risposta ai repentini cambiamenti del mercato.

Molte parole son state spese per raccontare come in Interlogica abbiamo abbracciato la trasformazione passando da un modello di organizzazione aziendale verticale (gerarchie nette, mansioni e processi rigidamente predefiniti e poca se non nulla intercomunicazione fra team e/o reparti), ad uno di organizzazione orizzontale con leadership diffusa; un ecosistema sociale all’interno del quale ognuno ha consapevolezza dell’intero sistema ed è stimolato a far emergere le sue potenzialità, sperimentare, assumersi la responsabilità di operare scelte in autonomia per rispondere prontamente agli input ed ai feedback ricevuti.

In questo contesto  il fulcro dell’organizzazione aziendale sono le relazioni fra gli individui, e quanto più queste vengono guidate in modo costruttivo, tanto più le persone si sentono stimolate a sviluppare appieno il loro potenziale e ad apportare valore reale per l’azienda e i suoi clienti.

In sintesi, questi  sono alcuni dei motivi che ci hanno spinto a fare della cultura Agile uno dei pilastri del nostri processi interni e ad adottare i relativi framework – Scrum, Kanban, etc – per  disciplinare il flusso di lavoro dei team sulla base di obiettivi da raggiungere, invece che su compiti da svolgere.

LE DIFFICOLTÀ SONO DIETRO L’ANGOLO… SERVONO GLI STRUMENTI GIUSTI PER AFFRONTARLE

Questo è quanto abbiamo già affrontato, ma non abbiamo accennato alla complessità di questo percorso e a tutte le difficoltà a cui si va incontro abbracciando questa scelta.
Bene, è arrivato il momento di farlo!

Gli ostacoli sono dietro ogni angolo; anche ciò che è apparentemente semplice può diventare molto difficile da risolvere.

Dopotutto anche questo è un processo e, come in tutti i processi, l’errore è alla base dell’apprendimento. Dotarsi dunque delle giuste conoscenze, quando si muovono i primi passi verso il cambiamento, è centrale soprattutto per evitare di arenarsi nel mezzo del marasma, correndo il rischio di rimanere invischiati nell’impossibilità di procedere verso una reale trasformazione.

Diventa fondamentale dotarsi degli strumenti giusti per abbracciare la svolta e cominciare a muovere i primi passi verso nuovi assetti organizzativi.

Favorire la divulgazione di questi strumenti è uno degli obiettivi fondamentali dei nostri Meetup dedicati all’Agile, durante i quali invitiamo Coach ed esperti Agilisti a condividere le loro conoscenze ed esperienze.

Ed è in occasione di  uno dei nostri Meetup che abbiamo conosciuto i Coach di Agile Reloaded, che hanno tenuto un #MiniPlay14, un ‘assaggio’ dell’evento vero e proprio: il #Play14, uno strumento che attraverso il gioco agevola l’utilizzo di pratiche agili e favorisce la migrazione verso una nuova cultura.

IMPARARE GIOCANDO – IL #PLAY14

“Il gioco è una cosa seria. È un’attività che produce piacere e, nella concezione filosofica, è un tramite per raggiungere la libertà e l’espressione della fantasia. Sarà appunto per questo che da tempo il gioco sta diventando sempre più uno strumento per insegnare, imparare e capire.

#Play14 è una unconference di due giorni dedicata al serious gaming in cui  si affronta il tema del gioco come strumento di team building, analisi retrospettiva, apprendimento, modellazione, problem solving e molto altro ancora. Fin dalla prima edizione, l’obiettivo della conferenza è stato quello di portare la personale esperienza e le proprie conoscenze in merito all‘utilizzo di varie tecniche di  gioco tramite le quali apprendere alcuni dei concetti fondamentali dell‘Agile, del lavoro di gruppo della collaborazione. […]

Durante la conferenza i partecipanti possono  sperimentare in un ambiente estremamente informale, divertente e stimolante varie tematiche legate al management al coaching, alla gestione dei gruppi di lavoro, alla analisi dei problemi e molto altro ancora.”

Essendo il format di una unconference, il programma viene stabilito direttamente dai partecipanti. Il Marketplace è il momento iniziale della giornata durante il quale chiunque può proporre dei giochi all’interno di uno slot di tempo e spazio ben definiti, descrivendo: la tipologia di gioco, a chi si rivolge e la qualità di apprendimento che favorisce.

Da lì in poi, sotto la guida dei Coach o Formatori che hanno proposto il gioco, ci si divide in gruppi (o team) e si comincia a giocare.

“CHE I GIOCHI ABBIANO INIZIO!”

Dagli icebreaker ai giochi sulla costruzione della fiducia, dai giochi sedentari a quelli di logica o movimento, ci sono giochi per tutti i gusti e per tutte le esigenze.

Personalmente, il primo a cui ho preso parte era relativo allo storytelling. Un gioco organizzato per iterazioni graduali sempre più difficoltose, che al contempo favorisce il miglioramento continuo della qualità della partecipazione. Affina la capacità di collaborazione di squadra facendo emergere le diverse personalità delle persone e valorizza, in spazi e modi diversi, i talenti di ognuno estendendo la contaminazione sia all’interno del team, che fra le squadre.
Il suo momento fondamentale è la fase di restituzione da parte del conduttore del gioco, che mette in luce le dinamiche emerse e rende tutti i partecipanti più consapevoli di quanto sperimentato.

Altro passaggio interessante è stato quello dedicato ad un particolare gioco con le carte. Una sfida costruita sulla capacità di comunicazione e ascolto del gruppo, elementi che aiutano ad individuare chiaramente le personalità dominanti e a risaltare a quelle dall’atteggiamento schivo e ritirato. Al momento di scoprire le carte e verificare il raggiungimento dell’obiettivo, si è scoperto come gli errori fossero ascrivibili all’unica persona che aveva rifiutato di mettersi in gioco con il resto del gruppo.

Se devo citare un momento esilarante, è stato quello delle olimpiadi. Tutti i presenti al #Play14 sono stati invitati a partecipare ad una gara collettiva con squadre molto numerose: sfide sul tempo, sfide sul campo fisico dal forte orientamento alla collaborazione di gruppo, giochi di logica relazionale, etc.

Descriverli tutti è impossibile, oltre che poco utile. Il mio consiglio è di partecipare e provarli di persona!

Se proviamo a traslare il vissuto del gioco in situazioni complesse come la formazione di un nuovo team o la presentazione dei risultati di uno sprint a un cliente – fasi cioè dove l’integrazione funzionale di tutti i componenti di un gruppo consente di ottenere risultati più soddisfacenti – le dinamiche emerse vengono illuminate di nuova luce e diventano strumenti utili di comprensione e miglioramento.
Utilizzando il gioco come mezzo per costruire coesione e fiducia nella squadra di lavoro, per esempio, si può ottenere molta più partecipazione e coinvolgimento in un lasso di tempo molto breve.

LA DOPPIA VALENZA DEL GIOCO

In sostanza il gioco ha una doppia valenza:

  1. per chi partecipa, perché indirettamente lavora sulla costruzione dei rapporti di fiducia e sulla comprensione di principi fondamentali per il lavoro di gruppo, come la collaborazione o la capacità di avere un dialogo e un confronto proficui;
  2. per chi dirige il gioco – generalmente un Coach – perché attraverso di esso può raccogliere velocemente molte informazioni utili sulle persone con cui sta interagendo (come ad es. caratteri schivi difficili da identificare senza l’espediente del gioco) che di conseguenza diventano la base per la successiva formazione.

È difficile in altri contesti far passare concetti come l’importanza di saper ascoltare, così come è delicato rompere il ghiaccio in situazioni nuove o troppo ingessate; è impegnativo lavorare sui pregiudizi, sui criteri di valutazione delle situazioni, o ancora sulla capacità di dare feedback emotivamente impegnativi, e così via.

Sono innumerevoli le situazioni che implicano uno sforzo individuale continuo. Il lavoro di team costringe le persone a mettersi in discussione, e le soggettività e i caratteri dei suoi componenti possono diventare ostacoli più ingombranti delle mere competenze professionali.
Non a caso, nel settore HR si parla sempre più frequentemente dell’importanza delle Soft Skill, tutte quelle abilità che esulano dalla preparazione tecnica specifica e afferiscono piuttosto all’ambito personale e caratteriale, come la capacità di ascolto, di adattamento, di collaborazione o di proattività, etc.

IL GIOCO COME STRUMENTO TRASVERSALE

Il gioco si sta dimostrando uno strumento molto utile per lavorare in modo trasversale nella costruzione di relazioni lavorative sane e realmente collaborative, un modo leggero e divertente, ma non per questo meno serio.
Anzi, proprio attraverso la leggerezza e il divertimento, il gioco riesce a penetrare in profondità nelle dinamiche fra le persone e a far emergere molto velocemente la complessità delle situazioni, fornendo gli strumenti cognitivi e le informazioni necessarie per affrontarle.
Il fatto che dal 2014 ad oggi, a partire dal Lussemburgo – sede della prima unconference – il #Play14 si sia diffuso rapidamente in tutta europa, la dice lunga sull’efficacia dei suoi insegnamenti.

Viviamo in un momento storico di enormi cambiamenti, ogni giorno vengono messe in campo innovazioni stravolgenti e intraprese strade che nessuno aveva mai percorso prima. L’utilizzo del gioco in azienda come strumento di apprendimento è sicuramente una strada non convenzionale, quanto efficace.

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