GLI SCENARI FINTECH DEL FUTURO PROSSIMO RACCONTATI DA ENZO SISTI

da

le tecnologie sposteranno sempre di più l’industry della finanza da un approccio basato sulle “garanzie” ad uno improntato sulla “conoscenza”.

 

— Negli ultimi anni il mondo bancario è stato scosso da un enormi cambiamenti, anche grazie all’avanzamento delle nuove tecnologie. Durante l’evento organizzato in primavera da Banca IFIS, il FinTechnology Forum di Milano, si è discusso del tema “Fintech: rivoluzione o evoluzione?” In che modo l’industria Fintech sta modificando il settore finanziario?

Personalmente vedo tre driver che a mio avviso modificheranno in maniera sostanziale il mondo della finanza: in primo luogo c’è la tecnologia.
Qui si parla molto di blockchain che rappresenta un’innovazione radicale di cui oggi stiamo vedendo probabilmente solo la punta dell’iceberg. Ma oltre a questa ci sono tutte le tecnologie di machine learning e quindi di intelligenza artificiale che sposteranno sempre di più l’industry della finanza da un approccio basato fondamentalmente sulle “garanzie”, ovvero come posso garantirmi del buon esito di una certa operazione, ad uno tutto improntato sulla “conoscenza”, o come faccio ad avere più informazioni possibili affinchè quella stessa operazione vada a buon fine. Le capacità previsionali prenderanno cioè il posto dei meccanismi riassicurativi.

Il secondo driver è rappresentato dall’evoluzione dei modelli di business. La sharing economy e la crescita impetuosa del fintech, renderanno cioè molto più netta la distinzione tra chi eroga servizi di qualunque tipo – tipicamente attraverso la rete, e che quindi viene remunerato per la qualità degli stessi – e chi invece presta o intermedia il denaro e vive quindi di margine d’interesse.
Personalmente prevedo una crisi inevitabile del modello classico della banca generalista o commerciale, che eroga denaro e servizi in maniera spesso confusa e poco trasparente. E questo non per motivi ideologici, ma per il semplice fatto che non sarà più in grado di fare entrambe le cose con la stessa efficienza e qualità di chi invece riuscirà a specializzarsi  sulle singole cose.

Infine, il terzo driver, forse il più dirompente, è rappresentato dall’avvento  sul mercato delle nuove generazioni dei millennials o addirittura del centennials come si chiamano quelli nati dopo il 2001- i veri nativi digitali- che sono nati con un touch screen in mano, e che rivoluzioneranno completamente le dinamiche di acquisto e di servizio di tutte le industry, compresa quella finanziaria.

 

— Quali sono le tecnologie principali che stanno rivoluzionando il settore Fintech?

Come dicevo prima la blockchain è sicuramente una delle novità più rilevanti. Non tanto per la semplificazione dei processi che può generare, ma perché nel suo profondo la blockchain introduce un principio di autoregolamentazione basato su conflitto d’interesse che rende in qualche modo desueta l’idea stessa delle autorità di controllo.
Questo, per un settore iper regolamentato come è da sempre la finanza, è certamente un’innovazione radicale.
Tuttavia, ribadisco che nei prossimi anni sarà soprattutto l’intelligenza artificiale a tenere banco nel mondo del fintech: la conoscenza è tutto, e saper prevedere le dinamiche finanziarie sulla base di analisi di big data sarà sicuramente la sfida tecnologicamente più rilevante del futuro più prossimo.

— I dati raccontano che nel 2017 l’Italia ha risposto con moderazione al boom del Fintech in corso a livello globale – il settore ha raccolto qui da noi circa 30 milioni di euro, mentre sono stati registrati 1.128 investimenti a livello internazionale per un valore di 16,6 miliardi di dollari. Gli investitori stanno dunque ponendo gran fiducia in questo specifico comparto. Qual è l’attuale panorama del Fintech in Italia?

I dati citati fanno riferimento ad investimenti nel capitale delle società più innovative, un fronte su cui il nostro Paese sconta un ritardo storico dovuto ad una serie di motivazioni:

  • bassa propensione al rischio,
  • mancanza di fondi dedicati,
  • utilizzo della leva finanziaria al posto dell’equity.

Tuttavia devo dire che negli ultimi 12/18 mesi, il fintech sta conoscendo in Italia un autentico boom, che in alcuni settori, come quello del P2P lending o dell’invoice trading, sta procedendo con tassi di crescita a tre cifre.
Un trend che, a mio modo di vedere, è destinato a crescere ulteriormente per effetto dell’evoluzione del quadro finanziario e monetario in atto a livello europeo.

— C’è una reale collaborazione tra startup Fintech e istituzioni finanziarie tradizionali? Quali sono i fronti di sviluppo più interessanti?

Ultimamente anche qui in Italia stiamo assistendo ad un tentativo di rapido riposizionamento delle banche e delle istituzioni finanziarie tradizionali, le quali hanno ormai ben presente i trend di trasformazioni di cui parlavo in precedenza. Vien da sé che quando vuoi riposizionarti, la cosa più semplice è guardarsi intorno per carpire cosa fanno i soggetti che innovano, in questo caso le start up. Un po’ come quando a scuola capivi di aver sbagliato il compito e provavi a sbirciare quello del compagno!
Tuttavia il processo non è semplice. Una banca, o un’assicurazione, è come un transatlantico o un vecchio galeone, e da quando il comandante decide di mettere la barra a dritta, a quando la nave vira veramente, passa molto  tempo perché c’è tutto un equipaggio che deve muoversi …
Battute a parte. Penso che sì, il futuro sarà certamente di collaborazione, anche perché in quella divisione tra prestatori di servizi e prestatori dei denaro di cui parlavo prima, i secondi saranno sempre di più grandi istituzioni capaci di fare raccolta a livello globale, che acquisiranno sul mercato on line i servizi più efficienti e utili per i propri clienti.

— Dopo aver messo a segno la selezione all’interno di “Magic Wand”, programma di accelerazione FinTech e InsurTech, come si sta muovendo MyCreditService per trovarsi pronta a cogliere le opportunità che il mercato sta offrendo?

Intanto grazie della domanda, perché mi consente di parlare dell’operazione di equity crowdfunding che proprio in questi giorni ci accingiamo a lanciare attraverso la piattaforma Fundera e grazie alla quale contiamo di raccogliere dal mercato una cifra compresa tra 150 e 300K€ con cui finanziare il nostro piano di sviluppo.

Detto in estrema sintesi e in poche parole, un piano che prevede l’avvio della prima piattaforma a livello europeo a occuparsi di invoice management – ovvero la gestione contemporanea  di credit management e di invoice trading. Radunare queste due componenti, una gestionale e l’altra più squisitamente finanziaria, risponde proprio a quella esigenza citata prima di mettere la conoscenza a servizio dell’operatività finanziaria, per conoscere in anticipo le modalità e le evoluzioni future. Il tutto ovviamente grazie a tanta tecnologia, modelli di valutazione evoluti e così via.
Questo è solo il primo passo: la nostra roadmap strategica prevede ulteriori sviluppi sul fronte della digitalizzazione dei prodotti finanziari. È per questo che raccomandiamo a tutti di credere in noi e diventare nostri investitori con questa campagna!

 

 

— La direttiva PSD2, entrata in vigore il 13 gennaio 2018, è un vettore di cambiamenti significativi e assicura ai consumatori maggiori opportunità di scelta nell’uso di servizi diversi da quelli offerti dalle banche. Quali sono i nuovi scenari legati agli effetti di questa direttiva?

Gli effetti immediati sono legati alla diffusione delle cosiddette “terze parti”, ovvero di soggetti che si “intrometteranno” sempre di più tra noi e la nostra banca, all’interno di quel rapporto che da sempre siamo abituati a considerare privato ed esclusivo.
Con la PSD2 ciascun utente potrà dare mandato ad un terzo di intervenire  in questa relazione e richiedere informazioni alla banca, che sarà tenuta a fornirle in maniera esplicita. Questo spalanca le porte ad una quantità di servizi potenzialmente illimitata.

Giusto per fare un esempio, se domani mi comprassi un robot che funge da assistente personale, potrei tranquillamente consentire all’agente software installato nel robot di fare operazioni finanziarie per mio conto, perché quell’agente funzionerebbe come “terza parte”. Evidentemente  gli aspetti di sicurezza e privacy sarebbero tutti da valutare, ma questo è un altro discorso.

— Ultimamente si fa un gran parlare di Regtech, parente prossimo del Fintech. Che cos’è e perché potrebbe aiutare le imprese?

Regtech è tutta quella tecnologia nata per automatizzare i processi di compliance tipici del mondo bancario, ma che si sta trasformando nell’automazione di tutti gli adempimenti che riguardano le imprese o anche i privati cittadini.

In questo senso è certamente una grande opportunità, perché potrebbe potenzialmente eliminare la gestione di tutte le scartoffie burocratiche che spesso soffocano le aziende.
A parte questo, anche da qui possono provenire grandi innovazioni, soprattutto se pensiamo alle molte opportunità derivanti  ad esempio dall’e-government, o in generale da una gestione efficiente della pubblica amministrazione. E, come dicevamo prima, per un settore iper regolamentato come quello finanziario, è senz’altro molto importante.

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