STORIE DELL’ALTRO MONDO: TEMPO ZERO

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“Questo, signori, è il computer più veloce di sempre!!”, annunciò con malcelato orgoglio il dottor Waterfall, togliendo il telo che fino ad un istante prima nascondeva un vecchio Apple del 2018 affiancato da uno strano macchinario.

L’auditorium non parve molto impressionato.

“..e vi garantisco che lo sarà per sempre, da qui fino alla fine dei tempi!”, si affrettò ad aggiungere.

Brusio, qualche risata.

Il dottor Waterfall se lo aspettava, anzi, ci contava: il melodramma era sempre stata la sua passione..
“Domande?” chiese sornione, lisciandosi i lunghi capelli artificiali che da poco si era fatto impiantare.

“Dottore, lei ci fa venire qui con la promessa di rivelarci una rivoluzione in campo informatico e ci mostra un computer vecchio di 12 anni?”

“Esattamente!”

“Se è uno scherzo è del tutto inaccettabile!” urlò in fondo alla sala l’ingegner Standup, visibilmente contrariato.
Un brusio sempre più rumoroso e nervoso iniziò a levarsi dalla sala.

“Vi assicuro che non son mai stato più serio in vita mia” sorrise Waterfall invitando alla calma i presenti, “ora se avete la bontà di ascoltarmi… prego… prego…”

Nonostante tutto ritornò la calma.

“Bene signori.. vi ricordate la scoperta di due anni fa riguardo i viaggi nel tempo? Sicuramente sì, se ne parlò per diversi mesi!”

“Del tutto inutile”, intervenne l’ingegner Standup, ancora rosso in viso, “visto che la macchina che fu ideata poteva portare indietro nel tempo solo oggetti inanimati e al massimo di due secondi”.

“Vero”, disse il dottor Waterfall, “ma con un po’ di creatività… come lei, anzi voi tutti sapete, esistono elaborazioni, in campo informatico, che richiedono persino anni anche se eseguite dai più moderni calcolatori. Ebbene, questo vecchissimo Apple è in grado di eseguirle in tempo zero”

Ora la sala era davvero ammutolita.

“Il concetto è semplice. Se io inserisco questo computer all’interno della nostra ‘inutile’ macchina del tempo, per ogni due secondi di elaborazione lo riporto indietro nel tempo proprio due secondi, e faccio questa cosa fino a quando non ha terminato di computare, il computer lavorerà effettivamente per ore, giorni o anche anni, ma per coloro che stanno fuori dalla macchina l’elaborazione sarà immediata. Non farete in tempo a premere “AVVIO” che già avrà terminato!”

Il dottor Waterfall fece molta fatica a riportare la calma in sala: come prevedibile le sue parole scatenarono l’inferno.
Ma ci riuscì.

“Senta, dottor Waterfall”, chiese il fino ad allora silenzioso dottor Alexander Scrum, “mettiamo pure che ciò sia possibile. Rimane il fatto che l’Apple, come ci ha detto lei, deve comunque elaborare per anni. Nel nostro sistema di riferimento il calcolo è istantaneo, ma in quello dell’Apple il tempo scorre normalmente… e dove la trova l’energia per rimanere acceso decine di anni?”

“Lei ha ragione dottor Alexander Scrum, ed infatti abbiamo provveduto a collegare il nostro Apple ad un collettore di energia che attualmente orbita attorno al Sole. Certo, andiamo a ‘rubare’ un po’ di energia dalla nostra stella, ma anche se il nostro computer dovesse elaborare per decine di anni, l’energia sottratta sarebbe talmente irrisoria che dovreste senz’altro continuare a mettervi la crema solare quando andate in spiaggia! Ma io credo che una dimostrazione sia la miglior prova e pertanto faremo subito un esperimento!
Come voi forse sapete da ben prima del 2000 l’Istituto SETI si occupa di raccogliere dati dai propri radiotelescopi alla ricerca di vita intelligente al di fuori della terra. Il problema è che i dati son talmente tanti che si è stimato che tutti i computer della terra, messi al lavoro, richiederebbero almeno 50 anni di conti per dare una risposta. E quale miglior candidato quindi per la nostra dimostrazione?
Ho personalmente scritto il codice che eseguirà l’analisi dei dati e voglio condividere con voi la risposta alla domanda che da secoli l’uomo si pone: esistono fratelli dell’uomo fuori da questo pianeta?”

Il dottor Waterfall si diresse verso l’Apple, lo accese.
Il monitor si illuminò.
Premette poi qualche tasto nella vicina macchina del tempo.

“Bene! Che dite? Cominciamo?”.
Nessuno osò fiatare, così premette “Avvio”.

In quel preciso istante l’Apple si spense.

Il dottore a stento trattenne un urlo dalla sorpresa.
Non vi riuscì invece quando, toccando l’Apple, lo vide letteralmente polverizzarsi sotto i suoi occhi.

“Non capisco… cos’è successo… avrebbe dovuto elaborare e dare una risposta, anche impiegandoci un tempo enor…”.
Impallidì di colpo e si precipitò a controllare il codice che aveva fatto eseguire all’ormai sbriciolato computer.

Dopo 2 minuti svenne.

Il dottor Waterfall, aveva commesso un errore comunissimo per chi programmava.
Agli albori dell’informatica erano chiamati “loop infiniti”, pezzi di programmi scritti male che andavano avanti fino a quando l’operatore non li bloccava.

Ma dentro la macchina del tempo non c’era nessun operatore.
E l’unico modo per far terminare l’elaborazione era consumare tutta l’energia a disposizione del calcolatore, facendolo così spegnere.

Sei minuti dopo le tenebre calarono per sempre sul pianeta Terra.

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